venerdì 8 aprile 2011

Bambini.

In fondo non capisco la gente a cui non piacciono i bambini.

No perché, in fondo, noi siamo esattamente così.

Ancora così.

Solo abbiamo aggiornato il sistema ad una versione più recente capace di sorprendenti, pericolose e piuttosto inutili acrobazie mentali. Roba che finché non le si sente o non le si pensa la prima volta uno crede che non si possa arrivare a tanto.


Insomma ci sono questi due bambini. Nel supermercato, vicino al banco dei surgelati. Lui, biondo e piccoletto, massimo quattro anni. Lei, bruna, leggermente più alta, forse più grande forse no.

Giocano, corrono, qualche strillo. Poi lui farfuglia qualcosa di poco sensato (ma sono sicura avesse senso nella sua testa) e lei, lo guarda con un po' tenerezza e un po' di civetteria (di quella civetteria che sono le bambine di quell'età sanno esprimere così bene) e gli schiocca un bel bacio sulla guancia.

Lui, costretto tra le braccia dell'amichetta, continua a fissare dritto davanti a sé , un punto non meglio precisato, poi, per tutta risposta, si volta verso il banco dei surgelati, afferra il bordo con le manine e ricomincia a farfugliare qualcosa a proposito di una certa idea di correre verso il banco della frutta.


Adesso ditemi se per noi non funziona allo stesso modo.

Passate tanto tempo insieme, fate cose, vedete gente.

Poi un giorno, mentre tutto si svolge come al solito, lui farfuglia qualcosa di assolutamente non sensato ( del tipo " oggi è una bella giornata, computer, sport, tette" o anche solo "tette tette tette") con l'appeal di una sagoma di cartone e noi cadiamo perdutamente innamorate vittime, senza alcun dubbio, di un fatale corto circuito cerebrale.


Da quel momento in poi noi vediamo il mondo in rosa e loro cominciano a vederlo in scala di grigi senza contrasto.

E quindi, abbracci o non abbracci, prima o poi cominceranno a farfugliare indistintamente anche qualcosa a riguardo del banco della frutta.


Insomma lei li per li non ci ha fatto caso, ed è questo il bello di essere bambini.

Non ti aspetti un ritorno e poi, non avendo le tette, non sei ancora soggetta a critiche di natura razziale. Si è tutti uguali, diciamo.

Loro che farfugliano e noi con i nostri attacchi emozionali, comunque ci si capisce.


Poi da quando scopriamo di avere due parti che si incastrano reciprocamente in mezzo alle gambe, cambia tutto.


Loro farfugliano su youporn e noi abbracciamo una a caso delle confezioni dei 754 tipi di assorbenti fruibili sull'apposito scaffale ( o, nei casi peggiori, un orrendo pupazzo di Winnie The Pooh) in preda a crisi alterne di ormonale furia omicida e crampi uterini.


Dopo tutto guardare i bambini non è poi così male, è come guardare una versione spensierata, spontanea, meno pesante e pensante, di noi stessi.