sabato 28 agosto 2010

Love is no big truth..

..driven by our genes we are simply selfish beings.

Quando sono con loro mi torna sempre in mente quella puntata di Sex and the city in cui Carrie dice a Big che fino a quel momento ha sempre ricevuto inviti con su scritto "Per Carrie e accompagnatore", senza mai un nome.
Per la prima volta, adesso il nome c'è.

Già, eppure non è scritto.

"Gio, volevo dire che l'invito era valido anche per…cioè beh, quel ragazzo con cui stai uscendo adesso, quello che sta a…"
"Si, l'ho capito (sorrido) non ti preoccupare"

E' la coincidenza.
A me non è successo proprio così in realtà. Sugli inviti il nome c'era.
E' che è cambiato spesso in questi ultimi tempi.

Non sono più nemmeno sicura di volercelo scrivere questo nome.
Forse con il tempo anche l'inchiostro migliore sbiadisce, non so dire.

Forse ora come ora è meglio usare una matita o dell'inchiostro simpatico.

No, l'amore non è una grande verità, a pensarci.
Quella, semmai, è che noi siamo esseri geneticamente egoisti. Poco disposti a dare, sempre a ricevere.
Attenzioni, conferme..affetto. Qualunque cosa.
Sembra quasi che ogni individuo tenga la propria personale contabilità delle donazioni.
Centellinare qualunque cosa.
Tacere.
Nascondere.
Come quando le ragazzine contano 5 minuti prima di rispondere al messaggio di Lui. Chi non l'ha mai fatto?
E' tutta una facciata, una montatura.
Fare qualcosa "per non dare a vedere che..".
Per non svelarci.
Così come siamo:
banalmente e totalmente egoisti.

Quasi ci piace avvizzire nelle nostre sordide abitudini.
Per inerzia.
Per noia.
(Per paura?)

Ci spingiamo sempre più oltre, attraversando con energiche bracciate il mare, o l'abisso, del nostro orgoglio.
Troppo pieni di noi.
Ciechi per guardare e ipocriti per parlare.
Andiamo sempre più a largo, verso la linea invisibile del limite.
E superata quella, non si torna indietro.
Inebriati, ci facciamo trascinare dalla corrente.
Boriosi, pensiamo sempre ci sia una seconda possibilità.
Non c'è. Non sempre.
Lentamente stiamo "disimparando". Stiamo perdendo la mano.
Quasi ansiosi di arrivare a quel punto da cui non si ritorna.
Per avere un nuovo problema di cui lamentarci.

Io mi sono inaridita, sento, giorno dopo giorno, che è così.
Mi spaventa, e quindi, ho cominciato a nuotare contro corrente.
Ma non posso farlo da sola, non voglio.
Voglio il mio stupido invito con IL nome.
Anche se, a conti fatti, è solo il fazzoletto di un bar. Con due firme sopra.






sabato 21 agosto 2010

The rotter's club (Pt II)

Lei gli poggiò la testa sulla spalla e per un po' non dissero niente. Lei però stava ripensando a quelle ultime parole.

"E la mia di storia, dove finirà?" si domandò a voce alta.

"Non ho una vera casa. Non mi sento al posto giusto a Birmingham; né altrove, a dire la verità. Forse sarà in America."

"Perché in America?" domandò Benjamin.

Cicely rispose con voce malferma. "Perché è lì che andrò adesso."

Sentì Benjamin che si irrigidiva accanto a lei, e si volto a guardarlo con gli occhi pieni di dispiacere per il dolore che stava per infliggergli. "Oh non sarà per sempre, Ben. Soltanto per qualche mese." "Qualche mese?" "Soltanto finché mia madre fa questo spettacolo a New York. E' una cosa off-Broadway, potrebbe anche chiudere dopo una settimana o due. Mi manca terribilmente, Benjamin. E' una buona occasione. Vivremo a Manhattan e passeremo i fine settimana a Long Island…"

"E gli esami? Pensavo che saresti tornata a scuola." "Non sino dopo Natale."

Si alzò e tirò su anche Benjamin. Strinse il corpo contro il suo, e lui sentì il suo respiro veloce, il cuore che le batteva forte. "Guarda, Ben, ho fatto un sacco di sbagli con gli uomini in passato. Tu non sei uno sbaglio. Sei il primo. Il primo e l'ultimo e l'unico. Quello che è successo tra noi qui è soltanto l'inizio, non vedi? Passeremo dei momenti favolosi insieme, io e te. Momenti favolosi, incredibili. Siamo così fortunati, così tanto tanto fortunati,a esserci trovati. Siamo così giovani, Ben, così giovani e già sappiamo! Siamo le persone più fortunate del mondo, io e te! E io non getterò via tutto questo. Niente al mondo me lo farà gettare via. Cosa sono pochi mesi, pochi mesi lontani, in confronto a quello che abbiamo davanti a noi? Non sono niente. Benjamin. Assolutamente niente."

Lui le aggiustò i capelli sulla fronte e disse : "Mi scriverai?" e lei rispose: "Tutti i giorni", e nei suoi occhi lui vide riflessi due oceani e negli occhi di lui lei vide spuntare le lacrime, ma anche attraverso quelle lacrime Benjamin sentiva una mostruosa, divina felicità che lo consumava, perché finalmente sapeva che cosa significava amare ed essere amati.

[Jonathan Coe - The rotter's club]

lunedì 16 agosto 2010

Le dernier jour

Over the sea and far away

She's waiting like an iceberg

Waiting to change

But she's cold inside

She wants to be like the water


All the muscles tighten in her face

Buries her soul in one embrace

They're one and the same

Just like water


And the fire fades away

Most of everyday

Is full of tired excuses

But it's too hard to say

I wish it were simple

But we give up easily

You're close enough to see that

You're the other side of the world to me


On comes the panic light

Holding on with fingers and feelings alike

But the time has come

To move along


And the fire fades away

Most of everyday

Is full of tired excuses

But it's too hard to say

I wish it were simple

But we give up easily

You're close enough to see that

You're the other side of the world


Can you help me

Can you let me go

And can you still love me

When you can't see me anymore


And the fire fades away

Most of everyday

Is full of tired excuses

But it's too hard to say

I wish it were simple

But we give up easily

You're close enough to see that

You're the other side of the world

the other side of the world

You're the other side of the world to me


[Kt Tunstall - The other side of the world]


Ultimo giorno a Tolosa.
Una tristezza più che mai insolita.

venerdì 13 agosto 2010

The rotter's club


Noto con piacere sempre crescente che qui, l'usanza di sedersi da soli al tavolino di un bar è molto più comune che da noi. La si può vedere come una cosa triste..
Gente sola che osserva Place du Capitole illuminata da quella strana luce bianca e impietosa che portano le giornate di pioggia.
O la si può vedere come la vedo io..
un momento di semplice rilassamento, in cui poter pensare a tutto o scegliere di non pensare affatto.

Dopo qualche giorno, finalmente ho trovato il mio ritmo:
ho deciso che preferisco alzarmi con calma, fare una bella colazione abbondante e poi partire alla volta della città. Da domenica scorsa l'ho esplorata quasi tutta, ogni parco, ogni chiesa.
Che posti meravigliosi, così rilassanti.
Non muovendomi mai prima delle 13, tra l'altro, ho il grandissimo vantaggio di trovare quasi tutto semideserto, ad eccezione di pochi, temerari turisti.
Pensare che ieri, ho trovato una chiesetta. St.Exupére si chiama.
Deserta, quasi inquietante.
Tutta per me. Unico suono a rimbombare: l'otturatore della mia macchina fotografica.
Ho goduto di ogni angolo, ho provato ad aprire ogni porta, ho rabbrividito da sola di quell'austera sacralità. Poi mi sono seduta, un po' ansimante per la fatica di portare in giro la borsa pesantissima, e ho ascoltato quel meraviglioso silenzio, sperando che non arrivasse nessuno.

Eppure ho divagato.
Oggi mentre, seduta al tavolino, facevo colazione (per la prima volta avec cafè au lait, cioè il nostro cappuccino) ho letto questo:
"Cara Chiara (come ormai bisognerà che impari a chiamarti) [...] a Mantova com'è l'autunno? Squisito, ne sono certa. Mi sembra di vederti, te e la tua nuova vita. Sei seduta al caffè di una piazza, sotto un colonnato, a bere cappuccino. Le foglie morte svolazzano sulle pietre del selciato. [...]
E poi ancora
[...] Insomma ti ho appena raccontato la storia di Benjamin e Lois e Malcom. E mi domando dove sei seduta mentre la leggi. A quel tavolino, spero, nella piazza, sotto il colonnato. Mi sa che il tuo cappuccino ormai è diventato freddo. [...]".

Quando ho ripreso in mano la tazza, accorgendomi che era fredda, ho sorriso.
Grazie per avermi consigliato questo libro.

giovedì 12 agosto 2010

No time Toulouse


Toulouse, 9/08/2010

Mi sveglio, o meglio ri-sveglio, verso le 11. Intontita, stonata.
Metto i piedi giù da letto. "Oddio, la testa.."
Non perdo tempo a spiegarmi il perchè, quanto piuttosto comincio a rendermi conto di aver poggiato i piedi sulla moquette.
Un flash: ieri notte ci abbiamo schiacciato una zanzara.
Ciononostante, cerco di fingermi una che si adatta e mi alzo in piedi.
Faccio due passi. Tendo l'orecchio. Donkey Kong ha lasciato l'edificio. C'è silenzio.
Gniick, sbam.
La porta non oliata sbatte sulla custodia della chitarra.
Mi dirigo in bagno.
1..2..3...luce.
"Che aspetto orribile.."
Direi che possiamo cominciare con una doccia. Torno in camera.
Gniick, sbam.
Di nuovo.
Sto per imprecare, ho anche lasciato l'asciugamano in bagno. Lo recupero.
Gniick, sbam.
"Ma questa cazzo di chitarra..."
Mi abbasso e sposto la custodia. Avvicino la faccia alla moquette quel tanto che basta per vederlo. Non bastava il cadavere della zanzara, c'è anche uno spillo.
Ora è il caso di parlare un attimo delle "bizzarrie" dei tedeschi.
Si, perchè a quanto ne so l'ex (per ora) inquilina di questa camera è tedesca. Una tale Kitty.

Beh, Kitty...mi dici che idea è quella di attaccare al muro delle foto bloccandole con degli spilli infilati nella carta da parati? E non, ovviamente, non a mo' di chiodi ma paralleli al muro.
Ma dico io..non ti rendi conto che c'è un evidente problema? E, poi..forse forse gli spilli sotto le foto reggono qualcosa...ma quelli sopra?
In favore di questa eccelsa mente tedesca potrei anche considerare "l'attacco d'arte" (nel senso di attentato all'arte) appeso sul letto.
Un indizio?
Non è Jimi Hendrix.

Comincia così il mio terzo giorno a Tolosa.

12/08/2010
Toulouse, h: 11.03
Oggi, per la prima volta da quando sono quì, c'è brutto tempo.
Fa fresco, sembra quasi che stia per piovere. Mi piace questo grigio.
E, oggi, ancora per la prima volta, non sono riuscita a prendere sonno dopo la sveglia delle 7.50.
Ho provato, giuro. Ma proprio niente.
Sono rimasta nel letto e, ascoltando, mi sono resa conto di avere in testa una marea di pensieri ronzanti. Su cosa sto facendo, su cosa farò, giusto, sbagliato. Come sarà tornare a Bari, meglio, peggio? Sto solo rendendo tutto più difficile?
E' che sto cominciando ad abituarmi a tutto questo..
ma, del resto...chi non si abituerebbe a questi deliziosi croissant?