mercoledì 13 ottobre 2010

S.

>

Questa la scrivo per S.

S. io la conosco poco. Non abbiamo mai legato ma ieri ho saputo che suo padre è appena morto.

Sua madre è molto malata.

S. ha preparato e superato a pieni voti un esame di recente, poco prima di perdere suo padre.

Vedo S. all'università spesso. Mi dicono che viene tutti i giorni.

S. non è di Bari. Vive lontana dalla sua famiglia.

S. ha detto che lo fa per lui.

Non starò qui a fingere di capire il dolore che prova S.

Non fingerò di esserle vicina. Io ed S. non siamo nemmeno amiche.

Ci siamo rivolte qualche sorriso di circostanza ogni tanto e abbiamo chiacchierato del più e del meno.

Ovviamente quello che so non l'ho sentito da lei.

Ovviamente se la incontrassi non le direi niente in proposito.

No, non sono una persona senza cuore, sono solo discreta.


Ma quello che è successo ha aperto il solito file nel mio cervello.

Angoscia che va a Paura che va a Senso di Impotenza.


Tutto nel grande folder delle mie riflessioni reiterate.


Periodicamente mi trovo a pensare a quanto siamo presuntuosi, noi, nel credere che tutto ci sia dovuto.

Che tutto sia scontato e ovvio.

Giorno dopo giorno ci prendiamo il lusso di pretendere di più.

Il lusso di mettere il muso perché la caldaia si è rotta e la doccia era fredda.

Di lamentarci come se ogni piccola cosa fosse in realtà un grande problema.

Senza considerare che tutto il tempo che dedichiamo a risentimenti, rancori e paranoie generali è tolto al resto e non torna indietro.

Provo sempre a pensare "E se ci fossi io li, davvero mi sembrerebbe così grave fare un doccia fredda, non superare un esame, essere scaricata da un ragazzo?".

La risposta è, ovviamente, no.

Nel mio piccolo, quando ho provato, la sola idea di poter scendere a prendere un gelato al bar sotto casa mi sembrava fenomenale.

Il pensiero di tornare a casa e passata l'intera giornata seduta alla scrivania a studiare era diventato allettante, d'un tratto.

Vorrei che non servisse aver paura di perdere una cosa per apprezzarla.

Sono sicura che ad S. mancano le liti in famiglia adesso.

Le mancano molte delle cose che noi malediciamo quotidianamente.

Allora io sono grata per ogni piccolezza, per ogni gesto che considero scontato nella mia giornata.

Sono grata a S. per avermi fatto pensare, ancora una volta.

Per avermi dato una piccola chance di capire.

domenica 3 ottobre 2010

Momenti


Like a flower waiting to bloom

Like a lightbulb in a dark room

I'm just sitting here waiting for you

To come home and turn me on


Like the desert waiting for the rain

Like a school kid waiting for the spring

I'm just sitting here waiting for you

To come on home and turn me on


My poor heart, it's been so dark since you been gone

After all, you're the one who turns me off

You're the only one who can turn me back on


My hi-fi's waiting for a new tune

The glass is waiting for some fresh ice cubes

I'm just sitting here waiting for you

To come on home and turn me on

Turn me on


[Norah Jones - Turn me on]


E in fin dei conti, quando ti volti a guardare indietro e riconsideri tutto ti rendi conto di come fosse inevitabile.


E' la stessa sensazione che provi quando guardi un film per la seconda volta, conoscendone il finale.


Ti sembra che tutto combaci perfettamente con la spiegazione che ti sei dato. Che non sarebbe potuta andare diversamente.


Ogni singolo dettaglio si adatta alla storia, ogni richiamo trova compimento nella conclusione a cui hai assistito.


Poi magari non è neanche vero. Magari la tua versione è quella sbagliata, e i fatti ti dimostreranno che hai fatto un grosso


errore di valutazione. Ma poi.


Per adesso sembra tutto così assurdamente combaciante.


E perché non crederci allora?


Perché non crederci e non, semplicemente, sorridere di tutto quello che hai fatto e che non avresti dovuto ma che ti ha

portato dove sei?


I momenti alla "O lo faccio adesso o non lo faccio più" diciamo.


Quei momenti che IO sto cercando di imparare a cogliere e che, fortunatamente, qualcuno già coglie.