venerdì 12 novembre 2010

My maudlin career

You kissed me on the forehead
Now these kisses give me concussion
We were love at first sight
Now this crush, is crushing

I retraced your steps through the city of romance lazily
I took to the desert with your harshest words and they saved me

I'll bail you out again
I've got the readies
I'm not a child I know
We're not going steady

Your pain's gigantic but it's not as big as your ego
I promise not to abandon you, please let me go

I harbored worried feelings
Like they were worth protecting
You say I'm too kind and sentimental
Like you could catch affection

Oh in your eyes there's a sadness
Enough to kill the both of us
Are those eyes overrated?
They make me want to give up on love

I'll brace myself for the loneliness
Say hello to feelings that I detest

This maudlin career has come to an end
I don't want to be sad again

lunedì 8 novembre 2010

Palla prigioniera


A scopo cronaca: rituali di istruzione americana particolare efficace per obiettivo di segrega giovane con intelletto superiore discosto da giovane dotato con superiore abilità fisica.
Migliore esempio, rituale intitolato "palla prigioniera". Tutti maschi ingaggia falsa battaglia davanti occhi di fertili pari femmine.
Cominciamento di rituale, maschi con fisico superiore seleziona migliori combattenti a scopo accompagna in battaglia, così che classifica tutti da massimo migliore a meno desiderabile per riproduzione durante femmine nota con molto di attenzione. Prossimo poi, maschi divisi ingaggia violento assalto contro esercito opposto, bombarda con gonfiata vescica di gomma lattice.
Durante corso di conflitto, maschi possedenti muscolatura superiore infligge danno corporeo a maschi con superiore intelletto ma soffrenti inferiore rapporto altezza/peso, indice massa corporea e statura.
Quando rituale di palla prigioniera completato, tutte femmine pieno consapevole quale maschio possiede più desiderabile tratto fisico. Maschio sconfitto eliminato con danno corporeo, debole cittadino riproduttivo costretto di autoseleziona, redirige invece di impregna partner, di procrea prole, incanala aggressione verso club scacchistico, concentra ambizione sessuale sopra club scientifico. Arte di dibattito o oratoria. Associazione di modellismo. Non concesso riproduzione sessuale, conseguente libero di dedica superiore intelletto a scopo ulteriore istruzione. Stesso durante, corredo genetico con fisico superiore diretto verso impregnazione di femmina con fisico superiore.
A scopo beneficio di tutta società, massimo cruciale che segrega intelletto da fisico adatto.
Tutto compiuto dentro battaglia di palla prigioniera.

[Da "Pigmeo" - Chuck Palahniuk]

Diversivi


A pensarci un diversivo spesso è necessario.

La pausa caffè è un diversivo.

E' un diversivo gettonato.

Studi dimostrano che addirittura SERVE, e MIGLIORA la produttività.

Staccare con il cervello, quindi, fa bene alla salute.

Ci sono quelli che non lo staccano mai.

Vedi anche: Esaurimento.

Quelli che non lo attaccano mai.

Vedi anche: idiozia.

Chi lo stacca quando non dovrebbe.

Ma cos'altro può essere un "diversivo"?

Una pausa dal mondo, una pausa dalla propria soffocante routine, una pausa da una relazione.

Ci ho pensato guardando un telefilm. E mi sono chiesta:

perché abbiamo sempre bisogno di procedere in due direzioni?

Perché siamo così incapaci di puntare tutto sul rosso e stare a guardare la roulette che gira? Ok, se perdi avrai perso tutta la puntata ma…se vinci. Beh, se vinci avrai il doppio. E invece no, questo ragionamento a quanto pare non va per la maggiore. A meno che voi non frequentiate un casinò.

Cerchiamo sempre un diversivo.

Non importa quanto quello che abbiamo ci piaccia.

Non importa quanto potremmo rovinarlo.

Non importa nient'altro che il momento.

L'altra persona è sempre più stupida di noi. O forse, fa comodo crederlo.

Non importa cosa possa pensare. Non importa se ci possa arrivare.

I più fortunati riescono a guardarsi allo specchio e a sentirsi in colpa.

I peggiori non sanno fare nemmeno quello.

Uomini, donne…è indifferente.

Poi ci sono perfino quelli che si autoconvincono che non stanno facendo niente di male.

Che tutto ciò è inevitabile perché fa parte della loro personalità.

Cazzate.

Siamo così caratterialmente piatti e reiterativi.

Capaci di recitare lo stesso copione infinite volte.

Ci sono stata dentro, mio malgrado, e poi ho deciso che odio fare le cose così.

Ho capito che se voglio azzardare, tanto vale giocare tutto quello che ho, quando ne vale la pena.

Promemoria: giocare SOLO quando ne vale la pena.

Tutto il resto è inutile. E' perdita di tempo.

Se vuoi fare qualcosa sii deciso.

Niente vergogna.

Senno, resta a casa.

venerdì 5 novembre 2010

C'era tutto quel sangue.

Good times for a change
See, the luck I've had
Can make a good man
Turn bad

So please please please
Let me, let me, let me
Let me get what I want
This time

Haven't had a dream in a long time
See, the life I've had
Can make a good man bad

So for once in my life
Let me get what I want
Lord knows, it would be the first time
Lord knows, it would be the first time


[The Smiths - Please please please let me get what I want this time]


"Oh cazzo"

E' l'ultima parola che ricordo, l'ultima che ho detto.
Poi sangue, sangue tutto intorno.
Ho alzato la faccia da terra, issandomi con le mani e ho sbattuto le palpebre un paio di volte.
Adesso, ancora, dopo 5 anni ricordo i dettagli.
Ho pensato "Ok, va tutto bene" ma sentivo le labbra gonfie e non riuscivo a muovere la lingua. Ho pensato che fosse la gomma da masticare quella cosa che avevo sul palato ma no, non era la gomma, era il palato stesso. Gonfio.
Poi ho visto lei, stesa a circa un metro da me e ho avuto paura.
Aveva gli occhi chiusi e la testa poggiata sul marciapiede. Non era sveglia.
Il casco rigato di nero ["Io non ti ci porto sul motore se non ti metti quel cazzo di casco!"].

Suoni, gente, parole confuse.

In ambulanza le ho tenuto la mano. Mi ascoltavo ripeterle di stare tranquilla. Ma parlare faceva così male.
Poi ho alzato gli occhi, e ho incrociato il mio riflesso su una superficie specchiata.
Solo allora ho pianto.
Non andava tutto bene.
Non riuscivo a serrare le mascelle.
La lingua gonfia.
Le labbra insanguinate.
E le dicevo che sarebbe andato tutto bene.
Ho pensato: "e se rimango così?"
"Cosafacciocosafacciocosafaccioadesso"
Il suono della sirena mi martellava il cervello.
Fortunatamente le lacrime mi hanno impedito di continuare a guardare quel riflesso orrido.

Poi mamma, papà.
D.
Carabinieri.
Sono stanca, sono in piedi da un tempo indefinibile.
Mi fa male tutto.
Risonanza.
Sedia a rotelle.
Ricovero.
Nonstasuccendoame, ti prego.
Tutto quello che ricordo è che qualcuno di mi ha spogliata.
Mi hanno cambiata e poi mi hanno chiesto chi fossi.
Quanti anni avessi.
Poi….niente.

Sono passati 5 anni, eppure ogni volta che attraverso quell'incrocio, che salgo su quel marciapiede mi sembra ancora di ricordare quella gigantesca macchia di sangue.
C'era tutto quel sangue.
Quanto fosse strano pensare che quel sangue era tutto mio.
E mi viene sempre da pensare a cosa sarebbe successo se non fosse andata così.
E poi mi chiedo se qualcuno di quei negozianti, quelli che erano tutti li quel pomeriggio di Maggio, si ricordano dell'incidente.
Non mi serve la risposta ma non posso fare a meno di farmi la domanda.
E' curioso passare di li, quasi mi aspetto di essere riconosciuta.
Non credo che dimenticherò, e non credo che le cicatrici andranno mai via.

Ma poi ho pensato:
"Adesso, in questo momento, voglio che tutto vada bene."