venerdì 13 agosto 2010

The rotter's club


Noto con piacere sempre crescente che qui, l'usanza di sedersi da soli al tavolino di un bar è molto più comune che da noi. La si può vedere come una cosa triste..
Gente sola che osserva Place du Capitole illuminata da quella strana luce bianca e impietosa che portano le giornate di pioggia.
O la si può vedere come la vedo io..
un momento di semplice rilassamento, in cui poter pensare a tutto o scegliere di non pensare affatto.

Dopo qualche giorno, finalmente ho trovato il mio ritmo:
ho deciso che preferisco alzarmi con calma, fare una bella colazione abbondante e poi partire alla volta della città. Da domenica scorsa l'ho esplorata quasi tutta, ogni parco, ogni chiesa.
Che posti meravigliosi, così rilassanti.
Non muovendomi mai prima delle 13, tra l'altro, ho il grandissimo vantaggio di trovare quasi tutto semideserto, ad eccezione di pochi, temerari turisti.
Pensare che ieri, ho trovato una chiesetta. St.Exupére si chiama.
Deserta, quasi inquietante.
Tutta per me. Unico suono a rimbombare: l'otturatore della mia macchina fotografica.
Ho goduto di ogni angolo, ho provato ad aprire ogni porta, ho rabbrividito da sola di quell'austera sacralità. Poi mi sono seduta, un po' ansimante per la fatica di portare in giro la borsa pesantissima, e ho ascoltato quel meraviglioso silenzio, sperando che non arrivasse nessuno.

Eppure ho divagato.
Oggi mentre, seduta al tavolino, facevo colazione (per la prima volta avec cafè au lait, cioè il nostro cappuccino) ho letto questo:
"Cara Chiara (come ormai bisognerà che impari a chiamarti) [...] a Mantova com'è l'autunno? Squisito, ne sono certa. Mi sembra di vederti, te e la tua nuova vita. Sei seduta al caffè di una piazza, sotto un colonnato, a bere cappuccino. Le foglie morte svolazzano sulle pietre del selciato. [...]
E poi ancora
[...] Insomma ti ho appena raccontato la storia di Benjamin e Lois e Malcom. E mi domando dove sei seduta mentre la leggi. A quel tavolino, spero, nella piazza, sotto il colonnato. Mi sa che il tuo cappuccino ormai è diventato freddo. [...]".

Quando ho ripreso in mano la tazza, accorgendomi che era fredda, ho sorriso.
Grazie per avermi consigliato questo libro.

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