Sono libri…
Una cosa di cui non potrei mai fare a meno.
I miei rapporti con i libri sono quasi figure di quelli nella vita reale.
Quando ne leggo uno, lo tengo tra le mani, mi piace passare le dita sul suo dorso.
Poi lo giro, sfioro la copertina con la mano; a volte è in rilievo, a volte solo liscia.
Ma è comunque una bella sensazione.
Ed è solo il di fuori.
Quando comincio a leggere, mi immedesimo tanto nei personaggi che mi sembra di non poterne fare più a meno. Vivo le loro storie quasi con più partecipazione delle mie. Vivo anche le loro emozioni.
In fondo li ho creati io, come potrebbe essere il contrario?
Prendo le PAROLE e do loro FORMA. FISIONOMIA.
Dimenticandomi che, in fondo, sono solo parole.
E quanto è facile scrivere qualche stupida parola.
Quanto è difficile rendersi conto che le parole hanno un peso?
Quanto è difficile ricordarlo, poi, quando le si usa?
Pensa, per esempio, di prendere un mucchio di Lego e fare come fanno i bambini.
Ci costruisci un castello, come quei bambini intelligenti che, così piccoli, già incastrano e progettano.
Adesso lo riempi di pupazzi gialli, con i capelli intercambiabili e le manine fisse.
Poi fallo crollare, guardalo cadere.
Ora prova con un castello di mattoni…o di parole.
Mettici dentro chi vuoi e stai a guardare.
E sono solo parole…
Divago.
Insomma sei talmente tanto inebriato dalla narrazione che ti fai coinvolgere a tal punto da dimenticare, dimenticare, dimenticare.
Magari ti stanno chiamando per dirti che "il pranzo è pronto" ma tu dimentichi, dimentichi, dimentichi.
Ti piace troppo stare li.
Può durare tanto. O pochissimo.
Ma di finire…finisce. Dipende dalle pagine. Se sono tante. Se è scritto piccolo.
Insomma quando ti rendi conto che stai per arrivare all'ultima parola, quasi ti vien voglia di chiudere tutto e ricominciare. Ma non ha senso, conosci già la storia. E' troppo presto per rileggere tutto di nuovo. Non ti darebbe la stessa emozione.
Refrattarietà relativa.
Quindi, volente o nolente, prosegui verso la fine. E poi ci arrivi.
E allora, quando fissi per qualche minuto il retro del libro, hai così tanti pensieri in testa.
Come se avessi appena chiuso la porta di una stanza in cui c'era una festa.
Quel frastuono, quel rumore, ti echeggia ancora nelle orecchie.
E mentre diventa ronzio comincia a salire la nostalgia.
E' finito.
Il secondo pensiero, per quanto mi riguarda, quando finisco di leggere un bel libro, è sempre:
"Non ne troverò mai uno che mi coinvolga così, di nuovo."
Che pensiero triste.
L'ho fatto con DUE libri in vita mia, fino ad ora.
Insomma la prima volta che l'ho pensato, mi sono intristita davvero tanto.
Poi, un giorno, seguendo un consiglio ho trovato il secondo e, diffidente come al solito, ho cominciato a leggerlo. Ero in aeroporto.
Giuro, non mi aspettavo niente. Anche se era passato qualche anno il mio primo libro rimaneva lì, imbattuto.
Il migliore. Il suo ricordo suscita in me tenerezza…ancora.
Mi mancava una sensazione così.
Certo, ho letto altro ma mai niente di quel livello.
Poi ho trovato Lui. Il secondo.
E ho lasciato che mi trascinasse con sé.
Un sorriso sulle labbra. Senza opporre resistenza.
Così tremendamente invitante.
Macinavo pagine ad una velocità inconsulta. Sapevo che sarebbe arrivata la fine e a furia di non farci caso, eccomi lì.
Cominciato in aeroporto, finito sotto un albero davanti ad un carillon pieno di bambini.
Detta così sembra una cosa romantica.
Niente di più triste.
E' finito. E ancora una volta il solito, ridondante, avvilente pensiero ritorna:
"Non ne troverò mai uno che mi coinvolga così, di nuovo."
E invece mi ritrovo qui, non è passato un anno questa volta.
Ne ho già un altro tra le mani.
Mi accoccolo sul divano nella grigia luce pomeridiana che filtra dalla finestra e sorseggio il mio caffè.
E’ da stamattina che aspetto questo momento. Fuori piove, l’aria è fresca.
Apro “Circolo chiuso” e d’improvviso tutti quei personaggi che stavano, inesorabilmente, scomparendo mi tornano nitidi alla memoria.
Riapro la porta.
Stasera si festeggia.
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